Fondazione Montanelli Bassi
 
5 maggio

Giornalismo e privacy



[…] Del concetto di privacy siamo particolarmente sprovvisti proprio noi giornalisti, convinti che sia nostro diritto frugare anche nelle pieghe più riposte del nostro prossimo. Ma questo è un modo perverso d’intendere e di praticare il nostro mestiere. Ogni persona, anche se di “pubblico interesse” ha il diritto ai suoi segreti, quando questi, si capisce, non toccano appunto il “pubblico interesse”. S’intende che se io scopro che un ministro ruba, ho non il diritto, ma il dovere di denunciarlo. Ma se scopro che ha un’amante, non mi sento affatto autorizzato a rivelarlo perché in gioco non c’è nessun “pubblico interesse”. Io non voglio affatto prendermi a modello. In sessantatré anni di mestiere, di errori ne ho commessi anch’io. Ma sebbene la mia specialità fossero proprio i ritratti dei personaggi più in vista, non ho mai commesso violazioni della privacy (ed è forse per questo che ho ricevuto da loro tante confidenze: sapevano di potersi fidare della mia discrezione). […]

(17 settembre 1997)

Caro Indro… Dialoghi di Montanelli con il direttore di Oggi (1993-2001), a cura di Paolo Occhipinti, RCS, 2002, p. 102.
 

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