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20 marzo
ItalianoMontanelli, che spesso prese di mira i vizi degli Italiani, così rispose a un lettore che gli aveva chiesto perché, nonostante tutto, non avesse mai deciso di abbandonare l’Italia. […] Ma sono nato italiano, nella terra italiana sono sepolte le ossa dei miei vecchi e conficcate le radici della mia cultura e di tutto il mio essere d’italiano, ribelle, sì a quanto in Italia c’è di sporco, di codardo, di conformista (e Dio sa se ce n’è); ma pur sempre italiano anche nella mia rivolta e spesso nel mio orrore dell’Italia. […] Dell’Italia non piace quasi niente, mi creda. Ma quel poco che sono, sento di esserlo come italiano; e che, se non fossi più italiano, non sarei più nulla. Per riassumere, caro amico. Solo parlando da italiano e in italiano, io posso parlare male di noi italiani, senza violare la decenza. Se lo facessi da straniero in una lingua straniera, il mio diventerebbe il discorso di un rinnegato. Corriere della Sera, La stanza di Montanelli, 1 novembre 1997, anche in Le Stanze, BUR, 2018, p. 443-444.
Eppur si muove (Rizzoli 1995) raccoglie le conversazioni sugli Italiani svoltesi in una trasmissione televisiva tra Montanelli e Beniamino Placido
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