Fondazione Montanelli Bassi
 
11 novembre

Vittorio Emanuele III di Savoia


 L’11 novembre 1869 nasceva a Napoli Vittorio Emanuele III di Savoia. Re d'Italia dal 1900 al 1946, Imperatore d'Etiopia dal 1936 al 1943, Primo Maresciallo dell'Impero dal 4 aprile 1938 e Re d'Albania dal 1939 al 1943.In una intervista immaginaria su la Voce, Montanelli scrisse: “I Savoia sono morti nel 1860 quando si proclamarono re d'Italia; se fossero rimasti in Piemonte sarebbero ancora lì.”

 Abdicò il 9 maggio 1946 e gli succedette il figlio Umberto II, per appena un mese. 

Il suo lungo regno vide due guerre mondiali, l'introduzione del suffragio universale maschile del 1912 e femminile nel 1945, delle prime importanti forme di protezione sociale, il declino e il crollo dello Stato liberale, la nascita e il crollo dello Stato fascista, la composizione della questione romana, il raggiungimento dei massimi confini territoriali dell'Italia unita e le maggiori conquiste in ambito coloniale  come la Libia e l'Etiopia. 

Morì un anno e mezzo dopo la fine del Regno d'Italia. Montanelli, monarchico anche al referedum,  ne ha scritto molto sia sul Corriere della Sera che il Giornale e la Voce. 

 Il ritratto più dettagliato è forse quello nel centenario della sua nascita quando Indro era al Corriere: l’11 novembre 1969.  Ne citiamo qualche riga:

“Fra le immagini che di Vittorio Emanuele ci sono rimaste nella memoria, ce ne sono per tutti i gusti. Quella del giovane principe che a bordo del panfilo ‘Yela’ nei mari di Grecia sbianca, ma non trasale, alla notizia della morte del padre. Quella del buon papà che nel parco di San Rossore conduce a spasso in barroccino la moglie e i figli. Quella del << primo fante d’Italia >> che divide il rancio coi soldati in una trincea del Carso. Quella del comandante supremo che all’indomani di Caporetto assume con dignitosa fermezza tutte le responsabilità di fronte ai plenipotenziari alleati. Quella del re che ringrazia Mussolini di avergli portato <<l’Italia di Vittorio Veneto>>. Quella dell’imperatore che sembra vieppiù rimpicciolito sotto le insegne del suo nuovo e più alto rango. Quella del sovrano che dopo la notte del Gran Consiglio congeda affettuosamente il duce sulla soglia di Villa Savoia scambiando una complice occhiata coi carabinieri che lo aspettano al cancello. Quella del fuggiasco di Pescara rannicchiato in fondo all’automobile per non farsi riconoscere dai tedeschi in reflusso su Roma dopo l’armistizio. Quella dell’esiliato che si spegne, distrutto dall’amarezza, nella villetta di Alessandria d’Egitto. Queste immagini sono tutte vere. Ma a sceglierne una, quale che sia, si commette un falso. Era un personaggio complesso che non si presta a giudizi sommari. "



         

               




     

 
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