E anche quello di riconoscere a questo Consiglio Regionale d'aver fatto una scelta coraggiosa e potente.
Ed eccovi qualche scritto di Indro:
"Io cristiano non posso accettare l'idea che il Signore, invocato in tutte le mie preghiere come archetipo e fonte di tutte le Virtù, a cominciare dalle più cristiana di tutte, la Carità, si diverta a infliggere alle sue creature i tormenti di un'agonia senza speranza. Questa, anche se viene a ripetermela un Cardinale, o lo stesso Papa, per me è bestemmia".
Da la Stanza de il Corriere della sera di giovedì 17 maggio 2001
"Ritengo che tra i diritti dell'uomo ci sia anche, anzi soprattutto quello di congedarsi dalla vita a quando questa sia diventata per lui soltanto un calvario di sofferenze senza speranza e, mettendolo alla mercè degli altri, gli abbia tolto anche la possibilità di difendere il proprio pudore, e quindi la propria dignità. L'obbiezione dei cattolici ... è che, la vita essendo un dono del Signore, solo Lui ha il diritto di toglierla alle sue creature. Ed è su questo punto che sono io a dissentire. Io non sono (purtroppo) un credente. Ma se lo fossi, troverei sacrilego attribuire al Signore tanta crudeltà verso le sue creature. E non capisco come la Chiesa, che ha di fatto, anche se non ancora esplicitamente, abolito l'Inferno, possa sostenere una simile tesi, degna del calvinismo più truce".
Da la Stanza de il Corriere della sera del 23 febbraio 2000
"Io non intendo l'eutanasia come la intendevano nazisti di Auschwitz, e cioè come diritto-dovere della Scienza a dare la morte a chi veniva considerato inutile o dannoso all'umanità. All'umanità ariana, si capisce, nessun'altra avendo diritto alla qualifica di «umana». No. Ho semplicemente enunciato e difeso il diritto dell'uomo, quando si trovi condannato da un male inesorabile alla perdita della propria autonomia e memoria, insomma della propria identità e decoro e dignità, a una morte che, senza sofferenze, ponga fine a quel suo inutile calvario senza speranza".
'La vita mi si dice o almeno così ho capito -, essendo un dono del Signore, sta al Signore decretarne la fine. Non lo contesto. Ma riconfermo il diritto dell'uomo ad anticiparne il momento e a sceglierne il modo quando la vita sia diventata per lui una non-vita, fatta soltanto di rinunzie, sofferenze e umiliazioni. E credo che la Scienza abbia l'obbligo, verificata la situazione, di fornirgli il modo più rapido e facile di attuare la sua scelta.
È una bestemmia, questa? Lo chiedo agli uomini di Chiesa che mi hanno così civilmente redarguito. Se lo è, è giusto che ne paghi il prezzo all'Inferno, dove mi troverò in buona compagnia perché lo immagino popolato, fra gli altri, di quei grandi personaggi dell'Antichità stoica che dinanzi all'ineluttabilità della morte, naturale o imposta che fosse, porgevano il nudo braccio al medico e gli dicevano: «Punge!», taglia le vene".
Da la Stanza del corriere della sera del 9 dicembre 1999
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Indro Montanelli in una foto dei suoi ultimi anni (Francesco Acerbis)
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