[…] Trovavo sempre qualcosa da impararvi, soprattutto l’obiettività. Quando glielo dissi, si mise a ridere. «Ma l’obiettività – mi disse – non esiste. E’ solo l’illusione creata nel lettore da una certa “tecnica” del reportage, che dà al lettore la sensazione, cioè l’illusione dell’obiettività» […] Eppure i due reportage che più mi hanno dato il successo, e di cui forse (pensi che pretesa!) qualche ricordo rimarrà, sono quelli che più si discostavano dalla ricetta di Webb in quanto, lungi dal mascherarla, ostentavano – e a quanto pare riuscivano a comunicare – la mia passione partigiana: la guerra di Finlandia che io raccontai non da testimone «obiettivo», ma da finlandese; e la rivolta ungherese del ’56, che raccontai da insorto. Sono, dal punto di vista dell’obiettività, i miei due reportage peggiori. Ma forse gli unici coi quali sono riuscito a influire sull’opinione pubblica o, almeno, su una parte di essa.
La stanza di Montanelli, Corriere della Sera, 20 marzo 1999
I reportage sulla seconda guerra mondiale di Indro Montanelli possono essere letti nel volume: I. Montanelli, Cronache di guerra: La lezione polacca; I cento giorni della Finlandia; Guerra nel fiordo, Milano Edtoriale Nuova, 1978.
Per la rivolta d’Ungheria si veda la raccolta di articoli in I. Montanelli, La sublime pazzia della rivolta. L’insurrezione ungherese del 1956, Milano, Rizzoli, 2006.
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La quarta di copertina del libro che raccoglie gli articoli di Montanelli sulla rivolta di Budapest del 1956 con un giudizio di Miriam Mafai