[…] Un giornalista, quando si ritiene depositario di una verità, ha tutto il diritto di rivelarla, anzi ne ha il dovere. Se l’ha attinta a una fonte che gliel’ha partecipata in via confidenziale e col preciso impegno di non citarla (la fonte, si capisce), è giusto, anzi è doveroso che ne taccia il nome. Ma a una condizione: di assumersene egli stesso la responsabilità a tutti gli effetti, anche penali. Cioè: la notizia deve sempre portare una firma che ne garantisca la fondatezza […]. Se il «segreto professionale» mettese al riparo il giornalista da qualsiasi responsabilità per quanto afferma, lo autorizzerebbe ad abusare di questa prerogativa lanciando calunnie a destra e a manca. E io non ho dei miei colleghi un’opinione così alta da ritenerli incapaci di simili arbitri […].
Indro Montanelli, Caro lettore, Rizzoli, 1994, p. 14 (Risposta a un lettore del 3 gennaio 1978).
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