Alberto Moravia (28 novembre 1907-26 settembre 1990)
“… Egli è il contrario del ‘fine dicitore’. Non possiede l’arte di ‘porgere’. Affibbia la botta, non attende la risposta, e se qualcuno si azzarda a tentarla, egli rincara con la voce su di lui senza’ascoltarlo, usurpa, prevarica con gli assurdi impuntamenti dei bambini e delle donne. Parla come i canguri saltano, a frasi rotte e smozzicate, ad affermazioni categoriche e perentorie, anticipando coi suoi gli stupori, le risate, le esclamazioni degli altri. Ma quel che dice è di prima qualità. Osservatore attento e profondo, Moravia non è soltanto il grande romanziere che tutti conoscono, ma anche un formidabile reporter nel senso più alto e nobile della parola. Con quei suoi occhi da gufo, vede tutto. E da un particolare d’insignificante apparenza sa indurre con sbalorditiva sicurezza la più complessa situazione generale. Il racconto di una sua sosta in un aeroporto sovietico con la descrizione di un arredamento avveniristico che tira, poi, al liberty, riesce a farci capire, della Russia, ciò che invano si sono sforzati di dimostrarci i più massicci volumi che abbiamo letto sull’argomento. Ogni frase, ogni parola, ogni aggettivo, sono un lampo di luce…”.
I. Montanelli, Gli Incontri, Rizzoli, 1965, pp. 924-925
Tra gli epitaffi creati da Montanelli, ecco quello dedicato a Moravia:
QUI GIACE
IL PIU’ RAPPRESENTATIVO E COMPLETO
DI TUTT’I PERSONAGGI DI MORAVIA:
ALBERTO
Da I. Montanelli, Ricordi sott’odio. Ritratti taglienti per cadaveri eccellenti, a cura di Marcello Staglieno, Rizzoli, 2011, p. 9.
"Introducendo l’epitaffio, il curatore Marcello Staglieno, dopo aver sottolineato come l’iniziale grande amicizia tra Montanelli e Moravia si fosse col tempo allentata, riporta la seguente stoccata assestata da Indro allo scrittore romano: “Gli italiani sono sempre pronti a fare la rivoluzione, purché i carabinieri siano d’accordo. E Moravia è sempre pronto a battersi per la libertà, purché sia d’accordo il piccì” (I. Montanelli, I conti con me stesso. Diari 1957-1978, a cura di Sergio Romano, Milano, Rizzoli, 2009, p. 131)
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