Montanelli ne parla nella sua Storia d’Italia (nel volume l’Italia di Giolitti) e in una delle Stanze del Corriere della sera, così descrive il noto politico:
“Egli non intendeva affatto sconfiggere il capitalismo, ma ‘superarlo’, assegnandogli una funzione e dei compiti ‘sociali’ che io ritengo incompatibili con la sua natura ed esigenze; ma che, se realizzati, avrebbero potuto risolvere la lotta di classe. Questo risulta da due cose. Primo, da un articolo che egli scrisse in polemica coi sindacati rossi che coi loro scioperi flagellavano la Fiat. “Ma noi” - diceva in sostanza Gramsci - dobbiamo non osteggiare, ma ringraziare il signor Agnelli, che dei capannoni della sua azienda fa il luogo d'incontro di migliaia di operai contribuendo così alla formazione di una loro coscienza di classe". Cioè: lasciate che i capitalisti svolgano la loro funzione. E noi, continuando a lasciargliela svolgere, la metteremo al servizio della collettività.
Ma poi ci sono le vicende dell'uomo Gramsci a convincermi che, se a togliere fisicamente di mezzo non avessero provveduto la tubercolosi e il carcere, politicamente lo avrebbe tolto di mezzo il partito ormai nelle mani di Togliatti che lo controllava da Mosca dove si era rifugiato e di cui non aveva altro modo di cambiare l'ospitalità che con l'obbedienza assoluta e cieca al padrone.”
Fonte: La Stanza, Corriere della Sera, 20/10/2000
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Il volume su Giolitti e il suo periodo, della collezione de "La Storia d'Italia" di Indro Montanelli
La 'Stanza' del Corriere della Sera con una descrizione di Gramsci da parte di Indro Montanelli