Montanelli e la sinistra
[…] Io a sinistra non ci sono mai andato. Mi sono semplicemente limitato a darle – e dopo molte confessate esitazioni – il voto: per la semplicissima ragione che uno scrupolo non ideologico, ma di semplice decenza – che ritengo tuttora valido – mi ha impedito di darlo a destra.
L’ho tuttavia fatto senza nessuna illusione, anche se a questo proposito debbo introdurre un “distinguo” fra sinistra e sinistra. Perché alla conversione democratica della Sinistra politica (parlo naturalmente di quella seria, che è il vecchio partito comunista), ci credo. E non tanto per fiducia nella buona fede dei suoi uomini, quanto per lo stato di necessità in cui si trovano: a quale gancio lo appenderebbero un neo-marxismo morto di morte naturale? E’ nella Sinistra della cosiddetta intellighenzia che non ho mai creduto, te lo assicuro, nemmeno quando mi applaudiva pensando di avermi “catturato”. […] Io a sinistra ho degli amici, e perfino dei modelli: gli stessi che vi avevo anche prima. Considero un grande onore la stima di cui mi hanno sempre fatto segno, pur contestando certe mie posizioni, uomini come Leo Valiani, Vittorio Foa, Aldo Garosci per citare solo quelli più in vista […]
La Stanza di Montanelli, in Corriere della Sera, 6 luglio 1998, anche in I. Montanelli, Le Nuove Stanze, BUR, 2005, p. 453.
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Il libro di Federico Orlando che ricostruisce la posizione assunta da Montanelli nelle vicende politiche italiane dall’abbandono della direzione del Giornale (1994) alle elezioni politiche del 2001.